martedì 22 marzo 2011

22 marzo 2011 - Festa mondiale dell'Acqua

per celebrare la festa mondiale dell'acqua ho pensato di mettere in questo post alcune parole significative sull'acqua di Erri de Luca:

PAROLE SULL'ACQUA DI ERRI DE LUCA

Chi trivella un pozzo di petrolio fa festa, è diventato ricco. Chi scava una sorgente trova la felicità diversa di chi ha arricchito il mondo, non se stesso. L’acqua da lui trovata si va aggiungere alla famiglia delle fonti, si sparge, diventa nuvola, fiume, lago, stagno, ghiaccio, diventerà marea e ubbidirà alla luna, diventerà vapore in ubbidienza al sole, poi sarà pioggia in ubbidienza al vento.

Così fu in Tanzania, montata sopra un pozzo, la prima pala a vento forzò l’acqua a salire in superficie con spinta di risucchio. Sputata, sparsa in terra era vita affiorata, un largo di sorrisi e denti bianchi in bocca a pelli scure, bianco di ruscelletto, sopra terre secche. I bambini inseguivano la corsa di quell’acqua, appena al mondo e già pronta al lavoro.

Ho imparato a dosarla, per la pasta oggi non c’è più bisogno di riempire la pentola, ne basta metà anche meno, non rischia più d’incollarsi. Scolata è buona per le piante, per la doccia me ne faccio bastare tre litri. Per costruire la casa usammo quella piovana per gli impasti, raccolta da grondaie. Mi piace credere che ho tenuto conto delle gocce.


Poi invito a leggere GOCCE DI VOCE, una raccolta di poesie sull'acqua per grandi e piccini che ho avuto modo di conoscere grazie al gruppo di letture "Voci in Viaggio" :

GOCCE DI VOCE

Sette poeti in un libro per le mamme e i neonati
di STEFANO BORDIGLIONI, CHIARA CARMINATI, PIETRO FORMENTINI, ROBERTO PIUMINI, GIUSI QUARENGHI, GUIDO QUARZO, BRUNO TOGNOLINI

Illustrazioni di ANTONELLA ABBATIELLO - Fatatrac, 2006



E ancora una bellissima Filastrocca da leggere con allegria ai nostri bambini:

FILASTROCCA DEL BUON MATTINO

col mio bambino al lavandino

coi rubinetti di acciaio lucente

l’acqua fresca pulita corrente

il sapone profumato

l’asciugamani di bucato

il dentifricio alla banana

il primo sole sulla persiana

il borotalco al ciclamino

il pettine e lo spazzolino.

Filastrocca della pulizia,

la più allegra che ci sia.


BUONA FESTA DELL'ACQUA A TUTTI!!!

lunedì 21 marzo 2011

Poesia


Oggi 21 marzo, primo giorno di primavera, si festeggia la giornata mondiale della Poesia.

Leggete una poesia ai vostri bambini!

Io qui nel blog trascrivo questa della poetessa inglese Christina Rossetti (1830-1894).



Ricordami


Tu ricordami quando sarò andata
lontano, nella terra del silenzio,
né più per mano mi potrai tenere,
né io potrò il saluto ricambiare.


Ricordami anche quando non potrai
giorno per giorno dirmi dei tuoi sogni:
ricorda e basta, perché a me, lo sai,
non giungerà parola né preghiera.


Pure se un po' dovessi tu scordarmi
e dopo ricordare, non dolerti:
perché se tenebra e rovina lasciano


tracce dei miei pensieri del passato,
meglio per te sorridere e scordare
che dal ricordo essere tormentato.

venerdì 11 marzo 2011

Gonne al vento


Françoise Hardy -
Tous les garçons et les filles

Nessuna novità musicale, ma un pezzo che molti avranno sentito più volte.

Dolce riascoltarlo

L'arte di vivere

Ho il piacere di mettere nel nostro blog il sito di due artiste che ho l'onore di conoscere bene:
Silvia Bugno (la mia testimone), ballerina e insegnante di danza contemporanea e Valentina Dotto, la mia insegnante di pittura espressiva nonchè illustratrice di libri per bambini.

Due donne fantastiche che hanno fatto della loro vita un'opera d'arte

http://www.silviabugno.com/

http://valentinadotto.it/




Il fascino di un cappello a cilindro

Segnalo velocemente un bellissimo video dove Vanessa Paradis canta Il y a. Appena trovo il tempo vi trascrivo la traduzione del testo.

Buona visione e buon ascolto||


IL Y A

Il y a là la peinture
Des oiseaux, l'envergure
Qui luttent contre le vent
Il y a là les bordures
Les distances, ton allure
Quand tu marches juste devant

Il y a là les fissures
Fermées les serrures
Comme envolés les cerfs-volants
Il y a là la littérature
Le manque d'élan
L'inertie, le mouvement

Parfois on regarde les choses
Telles qu'elles sont
En se demandant pourquoi
Parfois, on les regarde
Telles qu'elles pourraient être
En se disant pourquoi pas

Il y a lalala
Si l'on prenait le temps
Si l'on prenait le temps
Il y a là la littérature
Le manque d'élan
L'inertie, le mouvement

Parfois on regarde les choses
Telles qu'elles sont
En se demandant pourquoi
Parfois, on les regarde
Telles qu'elles pourraient être
En se disant pourquoi pas

Il y a là les mystères,
Le silence sous la mer
Qui luttent contre l'temps
Il y là les bordures
Les distances, ton allure
Quand tu marches juste devant

Il y a là les murmures
Un soupir, l'aventure
Comme emmêlés les cerfs-volants
Il y a là la littérature
Le manque d'élan
L'inertie le mouvement

Parfois on regarde les choses
Telles qu'elles sont
En se demandant pourquoi
Parfois, on les regarde
Telles qu'elles pourraient être
En se disant pourquoi pas

Parfois on regarde les choses
Telles qu'elles sont
En se demandant pourquoi
Parfois, on les regarde
Telles qu'elles pourraient être
En se disant pourquoi pas

venerdì 4 marzo 2011

Michelle Obama



Prima di partire con il progetto “Una stanza per sé”, personalmente mi sono confrontata con diverse mamme, papà, amici e amiche, ed ho naturalmente letto parecchio, un po’ su internet, un po’ sui libri. Delle letture che faccio cerco sempre di conservare qualcosa, perché so che prima o poi mi tornerà utile. L’estate scorsa leggevo “La fortuna non esiste” di Mario Calabresi. Sottotitolo: Storie di uomini e donne che hanno avuto il coraggio di rialzarsi.




Dei vari racconti mi colpì molto quello di Michelle Obama, i discorsi pubblici di cui Calabresi è stato testimone e che riporta scrupolosamente nel libro sono perle di saggezza e vere e proprie lezioni di educazione civica. Tralascio i particolari (peraltro interessantissimi) della sua storia personale, e riporto uno stralcio del discorso tenuto nel pomeriggio del 10 febbraio 2009 al Mary’s Cenetr, un centro che si occupa della salute nel quartiere di Adams Morgan, il cuore della comunità ispanica di Washington.

Un ragazzo le chiede che cosa si possa fare per migliorare la sicurezza nella comunità e racconta che qualche giorno prima un senzatetto è morto per la strada e la gente per ore è passata accanto senza fare niente. Michelle prende l’occasione al volo per fare una lezione sulla responsabilità personale: “ Il problema ha due facce: una è quello delle risorse, riguarda il sistema della giustizia e le forze dell’ordine, ma l’altra riguarda noi. Non ci possono essere leggi che obbligano le persone a fare cose giuste: non si può imporre a un papà di leggere favole al figlio o di trattare il vicino con rispetto e decenza. A fare la differenza non sono i soldi che guadagni o il diploma che hai preso, ma la scelta che fai di essere un cittadino attivo, coinvolto e responsabile. Nessun presidente e nessun sindaco possono ordinarlo, sono cose che vengono dai valori e dalla fede che abbiamo dentro. Spero che sia qualcosa di cui parlate quando venite qui, non solo di cosa avete bisogno e di chi ve lo potrà dare. Dovete chiedervi: ma cosa posso fare, che tipo di cittadino sarò, che genitore? E cosa farò la prossima volta che sarà commesso un crimine? Ci passerò accanto o chiamerò la polizia e mi farò coinvolgere?”. Stanno tutti in silenzio e fanno sì con la testa. Lei li fissa con quello sguardo di sfida che è il suo biglietto da visita, vuole lasciare il segno, stimolarli a crescere e a impegnarsi. Non molla mai. Appena entrata alla Casa Bianca ha preteso che nessuno rifacesse i letti e riordinasse la camera delle bambine, devono fare da sole ogni mattina prima di andare a scuola.
Prima di andarsene dal Mary’s Center, Michelle firma un manifesto del centro, poi si gira verso i ragazzi e, seria, li lascia con nove parole: “Ricordatevi sempre da dove siete venuti e cosa restituirete”.
(...) Ha già parlato per tre quarti d’ora, ha fatto le foto e sta salutando quando una ragazza di sedici anni le chiede a bruciapelo: “Ma perché è venuta qui ad incontrarci?”. Allora lei si ferma, torna indietro, si siede con i nove adolescenti che sono rimasti e comincia a raccontare: “Perché mi hanno insegnato che se nella vita si riceve, poi bisogna essere capaci di restituire. Perché mi hanno insegnato che devi conoscere la comunità in cui vivi, devi farne parte e impegnarti attivamente”.

Mi era sembrato allora che quelle parole suonassero come un invito, un’esortazione a metterci in gioco, a provare a realizzare quello che da troppo tempo avevamo solamente immaginato e desiderato ci fosse nel nostro paese…un posto dove i neogenitori potessero incontrarsi e fare rete. E poi, da lì, partire...
Le ho volute riportare qui oggi, perché rileggendole le ho trovate ancora una volta bellissime ed incoraggianti.

giovedì 3 marzo 2011

Qualcosa di azzurro


Trascrivo un altro brano della Maraini da La nave per Kobe.



L’azzurro è il mio colore, quello che mi dà pace quando sono inquieta. Leggendo Flaubert ho scoperto che anche lui ama l’azzurro, un colore cui attribuiva poteri erotici. Di solito è il rosso che si abbina con la sensualità. E invece, tutte le volte che Emma Bovary si appresta a fare l’amore c’è qualcosa di ceruleo che la trasfigura: la veletta che le pende dal cappello quando esce a cavallo nel bosco con Rodolphe, il vestito di lana merinos dalle balze celesti, le pareti turchine di una camera d’albergo. Perfino gli occhi di Emma, che Flaubert dice essere neri, diventano, nell’emozione d’amore, di uno splendido blu zaffiro.” (pag. 132)


Mi viene da aggiungere: ne “La signora Dalloway” di Virginia Woolf , Clarissa scrive e spedisce al sua amante giovanile Peter Walsh una lettera su carta di colore azzurro...

E lo scrittorer praghese Franz Werfel, nel romanzo “Una scrittura femminile azzurro pallido” non narra proprio la vicenda di Leonida, alto funzionario ministeriale, ricco per fortunato matrimonio, che un giorno riceve una lettera vergata nell'inchiostro azzurro allora di moda tra le signore, proveniente da un'antica amica, unico suo grande amore?

E i più superstiziosi, non ricordano forse il detto per cui il giorno delle nozze la sposa come buon auspicio dovrebbe indossare qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di azzurro?