venerdì 29 ottobre 2010

Martha Nussbaum. Sulla CURA.

Dopo Virginia, è la volta di una eccezionale giurista e filosofa della politica americana, Martha Nussbaum, le cui parole ci hanno parimenti indotto alla riflessione. Leggiamole.

"In gran parte del mondo le donne sono prive dei mezzi di sostegno indispensabili all'esercizio delle funzioni fondamentali necessarie a una vita realmente umana. Sono nutrite meno degli uomini, sono meno in salute, sono più vulnerabili alla violenza fisica e agli abusi sessuali. E' molto meno probabile che siano scolarizzate ed è ancor meno probabile che possano avere un'istruzione tecnica o professionale. Se decidono di entrare nel mondo del lavoro devono fronteggiare ostacoli maggiori, tra cui l'intimidazione da parte della famiglia o del coniuge, la discriminazione sessuale al momento dell'assunzione, le molestie sessuali sul luogo di lavoro- tutto ciò molto spesso, senza possibilità di ricorrere efficacemente alla legge. Il più delle volte ostacoli di questo tipo impediscono alle donne di partecipare effettivamente alla vita politica. (....). Oberate spesso dalla "doppia giornata lavorativa", che somma la fatica del lavoro esterno con la totale responsabilità del lavoro domestico e della cura dei bambini, sono private della possibilità di trovare momenti ricreativi in cui coltivare le facoltà immaginative e cognitive. (...)
Un ambito della vita che contribuisce in modo particolarmente significativo ad accentuare la diseguaglianza femminile è quello della cura. Nel mondo sono principalmente le donne, e di solito soltanto loro, a prendersi cura delle persone in condizioni di dipendenza estrema, come bambini e anziani, ossia di coloro che handicap fisici o mentali rendono incapaci della relativa (e spesso temporanea) indipendenza che caratterizza le vite umane cosiddette "normali".
Le donne spesso adempiono a queste attività di importanza cruciale senza essere retribuite e senza che tali attività vengano considerate come una forma di lavoro vero e proprio. Allo stesso tempo, il fatto che siano costrette a passare lunghi periodi di tempo a prendersi cura dei bisogni fisici degli altri impedisce loro di dedicarsi a ciò che desidererebbero fare in altri ambiti della vita, quali un'occupazione remunerata, l'esercizio della cittadinanza, i momenti ricreativi e l'espressione di sé".
Martha Nussbaum ha selezionato un elenco di capacità che rivestono un'importanza centrale per ogni vita umana, qualunque altra cosa una persona persegua, e che secondo il suo pensiero costituiscono i parametri per poter valutare la qualità della vita stessa.
Oltre alle capacità riguardanti i beni essenziali, la vita, la salute fisica, l'integrità fisica, mi colpisce che tanta importanza sia data ai sensi, all'immaginazione e al pensiero della persona. Cero è importante poter godere delle libertà civili e politiche, poter esprimere tramite il voto le proprie preferenze politiche, poter associarsi liberamente, ma è ugualmente importante
"poter usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilità di farlo grazie a un'istruzione adeguata".
E ancora: "potere amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine o ira giustificata. Non vedere il proprio sviluppo emotivo distrutto da ansie o paure eccessive, o da eventi traumatici di abuso o di abbandono".
"Poter fare esperienze piacevoli ed evitare dolori inutili… Poter ridere, giocare e godere di attività ricreative".
Un orario di lavoro eccessivo o la "doppia giornata lavorativa" rendono le donne incapaci di giocare in molte parti del mondo. E qui? Quante madri hanno tempo a disposizione per giocare? Quante madri hanno la capacità di divertirsi? E intendo per "divertimento" quel "volgere lo sguardo altrove" cui rimanda la sua etimologia: volgere lo sguardo verso qualcosa che sia altro dalle incombenze domestiche, di cura e di lavoro; ricreare lo spirito inseguendo magari un sogno, una passione, un desiderio mai espresso...

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