mercoledì 22 dicembre 2010

RICETTE

Ecco le ricette dei biscotti e del dolce che vi ho portato durante gli incontri:

Biscotti al cocco.

Ingredienti:

250 gr di farina di cocco
100 gr di zucchero
150 gr di burro
150 gr di biscotti secchi
50 gr di noccioline tritate
1 bicchiere di latte
250 gr di cioccolato fondente

Sciogliere il burro con lo zucchero sul fuoco aggiungere il latte e poi la farina di cocco, le nocciole tritate e i biscotti secchi tritati. Spalmare l'impasto su una teglia ricoperta di pellicola trasparente. Sciogliere a bagnomaria il cioccolato e poi spalmarlo sopra l'altro impasto. Spruzzare un pò di cocco sopra. Lasciar riposare almeno una notte in frigorifero, poi tagliare a piacere.

........ secondo me questi biscotti sono come le ciliege quando inizi non smetti più......


Biscotti alle nocciole.

Ingredienti:

300 gr di farina oo
2 uova
100 gr di burro morbido
1 bustina di lievito
100 gr di nocciole tritate
200 gr di zucchero
1 pizzico di sale
50 gr di gocce di cioccolato
50 gr di cacao amaro
1 bicchiere di latte
nocciole tritate per granella

Impastare il burro con zucchero e le uova intere. Aggiungere la farina, il lievito, il sale e le nociole tritate.
L'impasto ottenuto lo divido in due: una parte rimane bianca e all'altra aggiungo il cacao amaro e le gocce di cioccolato.
Nella carta da forno stendo la pasta bianca e stendo sopra la pasta con il cacao. Si arrotola il tutto e si spenella con il latte e si passa nella granella di nocciole. Se l'impasto risulta troppo morbido metterlo per qualche minuto nel frigorifero.
Si taglia a rondelle e si informa per circa 20 minuti a 180°.

...... Personalmente faccio alcune modifiche a voi scoprirle.....



"Torta margherita" con gocce di cioccolato.

Ingredienti:

200 gr di farina 00
200 gr di zucchero
1 bustina di lievito
1 pizzico di sale
50 gr di burro
1 bicchiere di latte
gocce di cioccolato a piacere

Impastare il tutto in un robot da cucina e infornare per circa 30 minuti a 180°-200°.

..... questa è una torta semplice, veloce e soprattutto buonissima ........

Buona merenda!
Sara

Siamo ancora in tempo a recuperare l'atmosfera di Natale?

Da alcuni anno siamo abbonati a UPPA Un Pediatra Per Amico, bimestrale scritto dai pediatri italiani per le famiglie. Da qualche tempo, oltre all'invio della versione cartacea del giornale, UPPA spedisce ai suoi abbonati una newsletter e nell'ultima hanno pubblicato questa lettera, scritta da una mamma, la quale riflette sull'atmosfera (in parte perduta) del Natale. Ho deciso di riportarla sul blog perchè mi è parsa ricca di spunti e il messaggio molto dolce.

Siamo ancora in tempo a recuperare l`atmosfera di Natale?
Oddio arriva Natale, bisogna andare a comprare i regali ai nonni, ai nipoti, agli zii, ai compagni e fidanzati degli zii, poi c`è l`amica della cognata che è sola e non si può non farle un regalo e poi … ma cosa faccio?
Quanto spendo? Sarà troppo o troppo poco? Ma sarà felice di riceverlo o sto buttando i miei soldi? Ogni anno questa storia, per fortuna i negozi fanno orario continuato!
Mi fanno male i piedi e la schiena, dopo l`ufficio e la palestra, la spesa e ora anche sti benedetti regali! Ma quando arriva il sei gennaio? Non ne posso proprio più di queste feste natalizie, il traffico, i rincari, le abboffate che poi mi fanno stare male due settimane…
Ogni anno diciamo che l`annno successivo cambiamo aria, eppure l`anno successivo siamo là, con gente che potremmo vedere tutto l`anno ma non ci sforziamo di vedere, con parenti che hanno più da criticare e lamentarsi che da stringerti forte perché sono felici di poter passare il Natale insieme.
Poi finalmente la quiete dopo la tempesta, arriva il 6 gennaio e ci si può riposare. E sì, perché il Natale oramai è come una malagurata bufera che si abbatte sulle nostre vite senza possibilità di scampo.
Quando facevo l`università, ho vissuto in Finlandia: avevamo formato una bella comitiva, finlandesi, italiani, russi, brasiliani, cileni, francesi e anche un americano e un greco. Eravamo studenti e squattrinati, ma tutti vogliosi di ricreare quel calore familiare che era lontano, e che forse nemmeno c`era a casa. In diciannove abbiamo preso in affitto una casetta di campagna, con tanto di sauna. Abbiamo cominciato la mattina a preparare tutti insieme la pulla (un dolce finlandese) impastavamo a dieci mani, un dolce enorme. Poi abbiamo preparato addobbi di carta, li abbiamo colorati e attaccati alle pareti. Il pomeriggio abbiamo cominciato a cucinare, cibi diversi, di diverse tradizioni (e anche a bere un po` di buon vinello). Abbiamo apparecchiato la tavola con tovaglioli verdi e piatti rossi. Dopo cena abbiamo consumato il rito natalizio, il più bello forse al quale io abbia partecipato. Ciascuno doveva indossare un cappello rosso, un campanello, scrivere una lettera a Babbo Natale e portare un regalino preparato con le proprie mani. Si estraeva una lettera, si leggeva ad alta voce, tutti la si commentava e poi chi aveva scritto la lettera aveva diritto a scegliere un pacchettino regalo. Un rito durato quasi tutta la notte, dove la creatività e la cultura di ognuno si mischiavano in sonore risate e colpi di tosse. Dove ciascuno di noi tornava ad essere un bambino. Ma in fondo il Natale non è per i bambini?
Riproporrò così il Natale a mia figlia, trovando il bambino che è ancora in me e le emozioni semplici della condivisione. Vi scrivo nella speranza di essere di spunto per qualche umile adulto con il cuore di bambino ancora vivo.
Auguri a tutti
Mamma Silvia

venerdì 17 dicembre 2010

sognare


per continuare con la fantasia..........

Il Vecchio, il sogno e la farfalla

Tanto tempo fa, un vecchio uomo si addormentò sotto una quercia e cominciò a sognare.
Sognò di essere diventato una farfalla, libera e leggera, che volava e andava a posarsi su un fiore.
Lì, tra i petali, la farfalla si addormentava e cominciava a sognare.
La farfalla sognava di essere diventata un vecchio uomo che dormiva sotto una quercia.
Fu così che, quando il vecchio uomo riaprì gli occhi, non sapeva più se era un uomo che aveva sognato di essere farfalla, oppure una farfalla che stava sognando di essere un uomo.

di Luigi Dal Cin tratto dal libro “Favolosi intrecci di seta” realizzato in collaborazione con la Mostra Internazionale d’Illustrazione di Sàrmede. L'illustrazione riportata è di Svjetlan Junakovic

Ho conosciuto Luigi Dal Cin durante un suo seminario di scrittura creativa a Padova. Che personaggio!! Laureato in ingegneria civile e scrittore dei bambini. L’eterno fanciullino che è riuscito a non crescere come gli altri. Dotato di una fantasia inesauribile, riporta tra le righe storie di una dolcezza sconfinante. Il suo stile è molto pulito, armonioso, capace di descrivere con naturalezza anche le immagini più dure. Come nel suo racconto “La fiaba del Vajont” dove è riuscito a trasformare, in una bellissima fiaba, una delle catastrofi più grandi del Novecento.


Si sogna meglio....

A volte, leggendo i libri alle miei bambine, mi capita di imbattermi in pillole di vera saggezza, come questo scambio di battute, ad esempio, tratto da "Anna dai capelli rossi" di Lucy M. Montgomery, versione per i bambini di Anna Solinas, Ed. Mursia.

Tutti conoscete al storia di Anna dai capelli rossi, vero? ;-)

La storia è ambientata ad Avonlea, cittadina rurale dell' Isola di Prince Edward in Canada, sul finire del XIX secolo. Anna Shirley è una bambina orfana, dalla fantasia irrefrenabile, con la testa sempre fra le nuvole, incantata dalla bellezza della natura, chiacchierona ed espansiva, affascinata dai personaggi dei romanzi che legge con avidità. Marilla Cuthbert invece è la signora che l'ha adottata, fredda e altera, brusca e schietta nei modi, concreta, pragmatica, apparentemente anche dura. In realtà alla fine sarà anch'ella conquistata dalla spontaneità di Anna, dal suo carattere impulsivo ma sincero, dalla sua tenacia e perseveranza.

Eccovi dunque un piccolo brano.


"Quell'anno ottobre fu spendido. Aceri e betulle erano tutto un fiammeggiar di rosso e oro. Sotto i raggi del sole mattutino si stemperavano foschie dai colori tenui: ametista, perla, rosa, grigio-azzurro. La rugiada si stendeva sui campi come un manto d'argento.

- Oh, Marilla - esclamò una domenica mattina Anna, tornando a casa con le braccia cariche di rami dalle tinte accese, - non cambierei ottobre con nessun altro mese! Guarda che colori! Staranno benissimo nella mia camera.

- Non esagerare con gli addobbi. In camera da letto ci si sta per dormire.

- Anche per sognare. E si sogna meglio circondati da cose belle".

giovedì 16 dicembre 2010

Memorie di una lettrice notturna

Al momento sto leggendo ancora il libro di Elisabetta Rasy Memorie di una lettrice notturna, edito da Rizzoli. Dico "ancora" perchè una bambina di tre anni e mezzo, Anna, una di tre mesi, Caterina, e i diversi impegni presi in questo periodo non mi permettono di leggere con la stessa avidità di un tempo. Alla sera, mi ritrovo nel mio letto stanca e sgualcita, capace di leggere solo alcune pagine. Ma quelle poche pagine, lette lentamente, con l'attenzione di chi non vuole sprecarene una sola parola, diventano preziose e parte di me.
La Rasy è una lettrice formidabile. Ci parla delle sue scrittrici predilette come se le avesse incontrate tutte di persona, diventandone quasi un'amica intima. Entra nelle parole, nella vita di queste autrici con una facilità che non posso fare a meno di ammirare.

Per voi un piccolo assaggio di questo meraviglioso viaggio nelle Memorie di una lettrice notturna:

Marina Cvetaeva e Ariadna detta Alja (sua figlia). Quando ha quattro anni sua madre le insegna leggere. A cinque le insegna a scrivere. Poi, tra i sei e i sette, il compito si fa più diffcile: deve imparare a tenere un diario per sviluppare la memoria e lo spirito di osservazione. In una delle prime pagine del diario la bambina parla della esigente genitrice: "Mia madre è molto strana...Ha i capelli castano chiari...Ha gli occhi verdi, il naso con la gobba e le labbra rosa...Il suo giorno preferito è l'Annunciazione. E' malinconica, svelta, ama la Poesia e la Musica....Si arrabbia e ama".................E', quello di Ariadna, il ritratto attento di un'artista e di una donna, ma anche lo sguardo incantato di una figlia sulla madre, la "madre strana" che le dedica questi versi: "Io sono stata il tuo primo poeta, /Tu - il mio verso migliore".

Di Wislawa Szymborska scrive Le prose di Letture facoltative confermano il suo amore per tutti gli aspetti della vita quotidiana: per i film mélo, per il tè, per i consigli delle vecchie zie, per le lumache che attraversano sbadatamente la strada, per i Saggi di Montaigne, per le sigarette, per Ella Fitzgerald, per le ricette gastronomiche contenute nei calendari.....Come a suggerirci che il miracolo dell'esistenza lo si coglie rallentando il passo, trattenendo lo sguardo. "Il poeta" scrive "non riesce a stare al passo con i tempi, il poeta rimane indietro. Sia pure per raccogliere quanto è stato calpestato e smarrito nella marcia trionfale delle verità oggettive".

Barbara Pym. Attraverso i secoli, una figura si consegna al nostro sguardo con particolare stabilità: la donna che tesse. Tessere è un lavoro per la necessità e la sopravvivenza quotidiana, ma è anche un sapere: tenere le fila. Ma, e infine, è anche un lavoro eroico: opporre al tumulto in iena luce della grande Storia la traccia di un gesto individuale compiuto in domestica penombra, un gesto di continuità contro le fratture che spezzano il destino umano, di lentezza e di durata contro l'accelerazione e i vortici che travolgono l'esistenza.

lunedì 13 dicembre 2010

E' sempre complicato essere piccoli

Vorrei riprendere il filo di Maira, sui piccoli...
Questo è un vecchio ritaglio di giornale, un articolo apparso sul corriere della Sera, nelle pagine della cultura. Non chiedetemi la data perchè ho dimenticato di trascriverla, comunque penso che sia dell'estate scorsa. Si parla di un festival letterario a Pietrasanta (Lucca), dove era ospite lo scrittore israeliano David Grossman, che all'epoca stava lavorando ad un libro per bambini. Intervistato, dice:


"E' sempre complicato essere piccoli. Quando cresciamo poi ci dimentichiamo e idealizziamo l'infanzia, i colori diventano sfocati e non ricordiamo più quanto sia difficile capire ciò che ci sta intorno, decodificare i linguaggi della famiglia, della società, combattere con il propio corpo che ancora non si controlla". Grssman ricorda bene la sua, di infanzia: "Mi sembrava di avere un vulcano dentro di me, ma non avevo le parole per raccontarlo. Mi ricordo che, una volta, andai aprendere i miei figli all'asilo e un bambino aveva inventato una parola per definire la bambina che gli piaceva e racchiudere tutto quello che provava per lei. Shakespeare ci avrebbe scritto una tragedia, lui con una sola parola inventata diceva tutto." Però ci sono differenze tra i bambini di ieri e quelli di oggi.

"Quando quelli della mia generazione erano piccoli c'era più ordine, c'era un'idea più precisa dell'autorità in tutti i campi, oggi sembra che anche i bambini capiscano che non c'è più un centro, a nessun livello, nella famiglia, nella società, negli Stati. Sospettano, forse più di quanto noi pensiamo, di essere dei bambini persi". Per loro, Grossman pensa sia più importante che mai leggere e ascoltare storie insieme ai genitori. Un modo per mettere ordine al caos, per dare senso a ciò che non ce l'ha. "Attraverso ilracconto il bambino esterna i suoi sentimenti, anche più nestremi, in modo controllato, collauda i confini della prorpia personalità. A volte ci dimentichiamo la fatica di essere bambini, diamo tutto per scontato, mentre per loro niente è scontato, nemmeno che, dopo il buio della notte, tornerà il sole".

venerdì 10 dicembre 2010

Inzio

Ieri, giovedì 9 dicembre il progetto "Una stanza per sè" è finalmente partito. Alle 16.30 le porte della ludoteca comunale di Santa Lucia di Piave si sono aperte per accogliere mamme e papà di bimbi molto piccoli, da 0 a tre anni.


Abbiamo raccontato loro la storia di quest'iniziativa, nata dall'idea di tre mamme, poi apprezzata e supportata dal Comune e dall'assessore alle Politiche Giovanili Francesca Pellegrini che ha organizzato un'apertura straordinaria della ludoteca per permettere di avviare il progetto a costi ridotti e con il giusto supporto professionale. Era presente anche Jessica, psicologa, operatrice della ludoteca con i bambini più grandicelli.


I genitori presenti hanno potuto conoscersi, bere un tè e gustare degli ottimi biscotti fatti in casa.

Hanno potuto sfogliare i nostri libri e chi lo ha desiderato, se ne è portato a casa qualcuno.


Ci auguriamo che l'atmosfera percepita sia stata di calore e accoglienza.


Ci auguriamo di trovare mamme e papà desiderosi di partecipare attivamente, di darci consigli e suggerimenti, di arricchirci con le loro idee e le loro esperienze.


Siamo riuscite anche a leggere una poesia e una composizione che ci sono tanto piaciute...Vorremmo riuscire a ritagliare sempre, in ogni prossimo incontro, un momento da dedicare a queste letture, come fossero delle perle da regalare alle persone presenti: un modo per farsi un piccolo dono reciproco.

E tutto ciò, nonostante il brusio, gli schiamazzi dei bimbi più grandi, i pianti dei più piccini...


Non siamo riuscite a dire tante altre cose che avevamo in mente, altre idee che ci piacerebbe realizzare, ma ci saranno altre occasioni.


Per concludere, vi vorrei trascrivere le parole di una pedagogista, parole bellissime che avrei voluto leggere ieri, ma non ce n'è stato il tempo. Molti di voi le avranno probabilmente già lette, perchè sono riportate in un quadretto appeso nel corridoio della sala d'aspetto dell'USSL di Via Maset a Conegliano, al primo piano dove si fanno i vaccini (e tutti i bimbi, prima o poi, passano di lì...).


"Allevare un bambino.


Allevare un bambino

è uno dei lavori più soddisfacenti e creativi

e contemporaneamente uno dei più sottovalutati.

State aiutando una persona a crescere,

ad essere ciò che voi pensate debba essere una persona.

Amare un bambino dà il via ad una reazione a catena.

Più date e e più ricevete."


Penelope Leach.

martedì 7 dicembre 2010

"che cos'è un bambino"


Un paio di anni fa ho regalato ad una mia carissima amica in dolce attesa un libro per bambini scritto da Silvia Santirosi e illustrato da Beatrice Alemagna:
"Che cos'è un bambino" edito da Topipittori. Come mio primo post desidero riportare il meraviglioso racconto di questa scrittrice giovanissima. Non trovando il libro, ho dovuto chiamare la mia amica e lei, pensate, gentilissima me lo ha trascritto per mail. E' il libro della nanna del suo piccolino. Peccato che non possa mettere nel blog anche le illstrazioni della Alemagna, ma se vi capita di trovarlo in libreria, in biblioteca o a casa della mia amica :), fermatevi a guardare le simpatiche faccine di questi bimbi "di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme"

Che cos'è un bambino

Un bambino è una persona piccola.

è piccolo solo per un pò, poi diventa grande.

cresce senza neanche farci caso.

Piano piano e in silenzio, il suo corpo si allunga.

Un bambino non è un bambino per sempre.

Un bel giorno cambia

I bambini hanno fretta di diventare grandi.

Alcuni bambini crescono, sembrano felici,

e pensano: "che bello essere grandi, essere liberi, decidere tutto da soli!"

Altri bambini, diventati adulti, pensano esattamente il contrario:

"che fatica essere grandi, essere liberi, decidere tutto da soli!"

Un bambino ha piccole mani, piccoli piedi e piccole orecchie,

ma non per questo ha idee piccole.

Le idee dei bambini a volte sono grandissime, divertono i grandi, fanno loro spalancare la bocca e dire :"ah!"

I bambini desiderano cose strane: avere le scarpe che brillano,

mangiare zucchero filato a colazione, ascoltare la stessa storia tutte le sere.

Anche i grandi hanno strane idee in testa:

farsi il bagno tutti i giorni, cucinare i fagiolini al burro, dormire senza il cane giallo.

"ma come si fa!" chiedono i bambini.

I bambini piangono perché un sasso

è scivolato nell'acqua, perché lo shampoo pizzica

gli occhi, perché hanno sonno, perché fa buio.

piangono forte, per farsi sentire bene.

per consolarli ci vogliono gli occhi gentili.

E una lucina vicino al letto.

I grandi, invece, amano dormire al buio

non piangono quasi mai, neppure se lo shampoo entra nel naso, e se capita, piangono piano.

Tanto piano che i bambini non se ne accorgono.

o fanno finta di non vedere niente.

I bambini assomigliano alle spugne.

Assorbono tutto: il nervosismo, le cattive idee, la paura degli altri.

Sembrano dimenticare, ma poi rispunta tutto dentro la cartella o sotto le lenzuola,

oppure davanti a un libro.

I bambini vogliono essere ascoltati con gli occhi spalancati.

I bambini posseggono delle cose piccole,

proprio come loro: un piccolo letto, piccoli libri colorati, un piccolo ombrello, una piccola sedia.

Però vivono in un mondo grandissimo; talmente grande che le città non esistono,

gli autobus salgono su nello spazio e le scale non finiscono mai.

Ai bambini, si sa, non piace andare a scuola. Ai bambini piace annusare l'erba chiudendo gli occhi,

correre dietro ai piccioni gridando, ascoltare la voce lontana delle conchiglie, arricciare il naso davanti allo specchio.


Ci sono bambini di tutti i tipi, di tutti i colori, di tutte le forme.

I bambini che decidono di non crescere,

non cresceranno mai.

Avranno un mistero dentro di sé. Allora anche da grandi si commuoveranno per le piccole cose: un raggio di sole o un fiocco di neve.

Ci sono bambini strani, bassi, tondi, silenziosi. Bambini con gli occhiali,

sulla seggiola a rotelle. Bambini con l'apparecchio per i denti che scintilla al sole.


Ci sono bambini faticosi, odiosi, che non vogliono mai andare a dormire, bambini viziati che fanno solo quello che vogliono,

bambini che a volte rompono i piatti, le scodelle e tutto il resto.

Tutti i bambini sono persone piccole che un giorno cambieranno.

Non andranno più a scuola ma al lavoro, forse saranno felici, forse avranno la barba o i baffi all'insù,

o i capelli tinti di verde.

Forse faranno i capricci per delle cose strane come un telefono che non suona o il traffico.

Ma che importa pensarci adesso?

Un bambino è una persona piccola.

Ora, per addormentarsi, ha bisogno degli occhi gentili.

e di una lucina vicino al letto.



venerdì 3 dicembre 2010

L'EDUCAZIONE EMOTIVA
(Thomas Gordon "Genitori efficaci")

"La vita è piena di emozioni: paura, collera, gioia, tristezza, entusiasmo che segnano ogni istante della nostra esistenza. Eppure spesso tendiamo a nasconderle, a ignorarle, a reprimerle.
Essere in grado di riconoscere e utilizzare le emozioni in modo intelligente ci permette non solo di capire le reazioni degli altri, di risolvere i conflitti, di motivare se stessi o un gruppo, ma anche di saper affrontare i cambiamenti, di non lasciarsi dominare dalle avversità.
E' tempo di comprendere che esiste una intelligenza non meno importante di quella dell'intelletto: l'intelligenza del cuore, l'intelligenza emotiva.

Fra tutto ciò che un genitore dona al proprio figlio, l'educazione emotiva è seconda per importanza solo all'amore.

L'educazione emotiva si avvale dello strumento della disciplina.
Il senso di sicurezza che il bambino trova nella disciplina è fondamentale, perchè senza di essa non ci sarebbe limiti. Il bambino, invece, ha bisogno di limiti e ne trae confronto. Quando il genitore si preoccupa di fargli dono della disciplina, il bambino sa di essere amato.

La disciplina è insegnamento, non punizione. L'educazione emotiva è quindi insegnamento e apprendimento. E come tutti gli apprendimenti non si impara da un giorno all'altro: ci vogliono ripetizione e pazienza.
Lo scopo che i genitori si prefiggono nel tempo con l'educazione emotiva è di aiutare i bambini a sviluppare la capacità dell'autocontrollo, in modo che egli sia in grado, un giorno, di porsi da solo dei limiti."


Questo è un estratto dal quaderno di lavoro relativo al percorso formativo "Educazione emotiva dei figli" che ho frequentato con mio marito prima di avre la nostra piccola Giorgia.
Per noi è stato fonte di grande riflessione spero che queste poche righe lo siano anche per voi!

mercoledì 1 dicembre 2010

I diritti naturali di bimbi e bimbe



Oggi voglio condividere con voi questo manifesto, incontrato grazie al blog di Sybille, un blog molto carino, italo/tedesco, di cui vi lascio il link http://buntblume.wordpress.com/.

Sono elencati i diritti naturali di bimbi e bimbe.

Poi per chi volesse approfondire un po', può leggere qualcosa sul suo autore, Gianfranco Zavalloni, e sulle motivazioni che lo hanno spinto a scrivere questo manifesto, qui.

Buona lettura e buona riflessione.

mercoledì 24 novembre 2010

Fiore di roccia

Vi regalo questa citazione, letta e trascritta parecchio tempo fa nel mio taccuino degli appunti...
"L'arte ha bisogno o di solitudine, o di miseria, o di passione. E' un fiore di roccia che richiede il vento aspro e il terreno rude."
Alexandre Dumas padre
Un paio d'anni fa, dopo un'escursione in montagna (eravamo in Val Venosta, a Trafoi), mio marito mi ha portato in dono un fiore. Era un ranuncolo dei ghiacciai. La sua guida alpina gli disse che è uno dei rarissimi fiori che riesce a sopravvivere a quelle altezze. L'ho fatto seccare e lo conservo ancora...Mi ricorda che la bellezza si può e si deve trovare ovunque...

venerdì 29 ottobre 2010

Clarissa Pinkola Estés

Completiamo le presentazioni di quelle che a questo punto potremmo chiamare le tre "madri spirituali" di questo progetto, con Clarissa Pinkola Estés, autrice di un saggio imponente e bellissimo sulla psiche femminile intitolato “Donne che corrono coi lupi”.

Sulle madri la Estés scrive:

Nei tempi antichi, le benedizioni della natura selvaggi normalmente arrivava grazie alle mani e alle parole delle donne che nutrivano le madri più giovani”.
“…Una madre ha bisogno delle cure materne di una o più donne anziane che la consiglino, la incoraggino e la sostengano nella sua maternità. Per secoli questo ruolo fu svolto dalle donne più anziane della tribù o del villaggio. Queste “dee-madri” umane, che le istituzioni religiose relegarono poi al ruolo di “madrine”, costituivano un sistema fondamentale da donna a donna, che in particolare alimentava le giovani madri, insegnando loro a nutrire a loro volta la psiche e l’anima dei loro piccoli”.
“Oggi, nella maggior parte dei paese industrializzati, la giovane madre porta avanti la gravidanza, partorisce e cerca di curare bene il figlio da sola. E’ una tragedia di proporzioni enormi.”
Sulla creatività:

Andate avanti, datevi da fare. Prendete la penna e cominciate a scrivere, e smettetela di piagnucolare. Prendete il pennello e, tanto per cambiare, siate buoni con voi stessi: mettetevi a dipingere. Ballerine, infilate un’ampia veste, legatevi nastri nei capelli, alla vita o alle caviglie e dite ai corpi di muoversi: danzate. Attrici, scrittrici, poetesse, musiciste: bando alle ciance. Non pronunciate neanche una parola, a meno che non siate cantanti. Chiudetevi in una stanza o in una radura sotto il cielo. E dedicatevi alla vostra arte. In linea di massima ciò che si muove non congela. Muovetevi dunque, non smettete di muovervi.”
Quante analogie tra Virginia e Clarissa...


Qual è il nutrimento fondamentale per l’anima? Differisce da una creatura all’altra, ma ci sono alcune combinazioni, tipo macrobiotica psichica. Per certe donne l’aria, la notte, la luce del sole e gli alberi sono necessità assolute, per altre le parole, la carta e i libri sono le sole cose che possano saziarle. Per altre il colore, la forma, l’ombra e l’argilla sono l’assoluto. Alcune donne devono saltare, inchinarsi, correre, perché la loro anima vuole ardentemente la danza. Altre ancora desiderano soltanto la pace all’ombra di un albero” .
Con l'augurio di trovare, ciascuna e ciascuno, la propria combinazione...

Martha Nussbaum. Sulla CURA.

Dopo Virginia, è la volta di una eccezionale giurista e filosofa della politica americana, Martha Nussbaum, le cui parole ci hanno parimenti indotto alla riflessione. Leggiamole.

"In gran parte del mondo le donne sono prive dei mezzi di sostegno indispensabili all'esercizio delle funzioni fondamentali necessarie a una vita realmente umana. Sono nutrite meno degli uomini, sono meno in salute, sono più vulnerabili alla violenza fisica e agli abusi sessuali. E' molto meno probabile che siano scolarizzate ed è ancor meno probabile che possano avere un'istruzione tecnica o professionale. Se decidono di entrare nel mondo del lavoro devono fronteggiare ostacoli maggiori, tra cui l'intimidazione da parte della famiglia o del coniuge, la discriminazione sessuale al momento dell'assunzione, le molestie sessuali sul luogo di lavoro- tutto ciò molto spesso, senza possibilità di ricorrere efficacemente alla legge. Il più delle volte ostacoli di questo tipo impediscono alle donne di partecipare effettivamente alla vita politica. (....). Oberate spesso dalla "doppia giornata lavorativa", che somma la fatica del lavoro esterno con la totale responsabilità del lavoro domestico e della cura dei bambini, sono private della possibilità di trovare momenti ricreativi in cui coltivare le facoltà immaginative e cognitive. (...)
Un ambito della vita che contribuisce in modo particolarmente significativo ad accentuare la diseguaglianza femminile è quello della cura. Nel mondo sono principalmente le donne, e di solito soltanto loro, a prendersi cura delle persone in condizioni di dipendenza estrema, come bambini e anziani, ossia di coloro che handicap fisici o mentali rendono incapaci della relativa (e spesso temporanea) indipendenza che caratterizza le vite umane cosiddette "normali".
Le donne spesso adempiono a queste attività di importanza cruciale senza essere retribuite e senza che tali attività vengano considerate come una forma di lavoro vero e proprio. Allo stesso tempo, il fatto che siano costrette a passare lunghi periodi di tempo a prendersi cura dei bisogni fisici degli altri impedisce loro di dedicarsi a ciò che desidererebbero fare in altri ambiti della vita, quali un'occupazione remunerata, l'esercizio della cittadinanza, i momenti ricreativi e l'espressione di sé".
Martha Nussbaum ha selezionato un elenco di capacità che rivestono un'importanza centrale per ogni vita umana, qualunque altra cosa una persona persegua, e che secondo il suo pensiero costituiscono i parametri per poter valutare la qualità della vita stessa.
Oltre alle capacità riguardanti i beni essenziali, la vita, la salute fisica, l'integrità fisica, mi colpisce che tanta importanza sia data ai sensi, all'immaginazione e al pensiero della persona. Cero è importante poter godere delle libertà civili e politiche, poter esprimere tramite il voto le proprie preferenze politiche, poter associarsi liberamente, ma è ugualmente importante
"poter usare i propri sensi per immaginare, pensare e ragionare, avendo la possibilità di farlo grazie a un'istruzione adeguata".
E ancora: "potere amare, soffrire, provare desiderio, gratitudine o ira giustificata. Non vedere il proprio sviluppo emotivo distrutto da ansie o paure eccessive, o da eventi traumatici di abuso o di abbandono".
"Poter fare esperienze piacevoli ed evitare dolori inutili… Poter ridere, giocare e godere di attività ricreative".
Un orario di lavoro eccessivo o la "doppia giornata lavorativa" rendono le donne incapaci di giocare in molte parti del mondo. E qui? Quante madri hanno tempo a disposizione per giocare? Quante madri hanno la capacità di divertirsi? E intendo per "divertimento" quel "volgere lo sguardo altrove" cui rimanda la sua etimologia: volgere lo sguardo verso qualcosa che sia altro dalle incombenze domestiche, di cura e di lavoro; ricreare lo spirito inseguendo magari un sogno, una passione, un desiderio mai espresso...

Le origini

E' tempo di presentazioni.
Siamo tre donne vulcaniche, piene di idee e di passioni. Siamo mamme. I nostri cuccioli si chiamano Sofia, Carlamaria, Anna, Giorgia, Nicolò e Caterina. Ci siamo incontrate quasi per caso e si è subito realizzata un'alchimia...Progetti che avevamo nel cassetto, tanta voglia di fare che finalmente ha trovato uno spazio, un tempo per esprimersi.

Siamo tre pietre focaie, sole solette grigie e anonime, se sfregate una contro l'altra facciam scintille.

Seguiteci. Adesso vi spiegheremo il perchè.

Perché questo nome...“Una stanza tutta per sé”?

Ci hanno ispirato le parole di tre grandi donne: Virginia Woolf, Martha Nussbaum, Clarissa Pinkola Estés.

Partiamo dalla prima, Virginia.

Scrittrice inglese del secolo scorso, la Woolf nel 1928 fu chiamata a tenere due conferenze su "le donne e il romanzo" ai college femminili di Girton e Newnham. In seguito quelle conferenze e quelle riflessioni vennero raccolte in un saggio, "A Room of One'Own", tradotto in italiano con "Una stanza tutta per sé".
La Woolf si rivolgeva alle sue ascoltatrici, "giovani affamate, ma coraggiose", dicendo loro che se volevano scrivere romanzi, dovevano avere del denaro e una stanza tutta per sé....in altre parole, dovevano procurarsi la possibilità di contemplare e la possibilità di pensare per conto proprio. "Ho detto loro pacatamente" annota nel suo diario, " di bere vino e di procurarsi una stanza indipendente". Bere vino e avere una stanza tutta per sé. Virginia Woolf diceva questo nel 1928. E se lei si occupava di poesia e di letteratura, e diceva che un poeta deve "sfogliare i petali di una rosa o mettersi a guardare i cigni che galleggiano tranquilli lungo il fiume" in assoluta libertà, ciò è vero per qualsiasi altra strada verso la bellezza decidiamo di intraprendere, sia essa la scrittura, la pittura, la fotografia, l'arte di coltivare le piante o semplicemente l'andare a spasso per i campi e sognare.

Questo spazio virtuale vuole accogliere tutti i nostri e i vostri pensieri sulla maternità, sull'infanzia, sulla letteratura, sull'arte, sulla bellezza. Vuole essere un luogo di condivisione, un luogo dove "postare" tutte quelle cose che vi stanno a cuore e che vorreste che anche gli altri sapessero.

Questa è solo l'anteprima virtuale. A breve "Una stanza per sè" aprirà i battenti nel mondo reale... e ci potrete venire a trovare e a conoscere di persona. Perciò Vi aspettiamo qui e ...in quel di Santa Lucia di Piave dal 2 dicembre.