mercoledì 22 dicembre 2010

Siamo ancora in tempo a recuperare l'atmosfera di Natale?

Da alcuni anno siamo abbonati a UPPA Un Pediatra Per Amico, bimestrale scritto dai pediatri italiani per le famiglie. Da qualche tempo, oltre all'invio della versione cartacea del giornale, UPPA spedisce ai suoi abbonati una newsletter e nell'ultima hanno pubblicato questa lettera, scritta da una mamma, la quale riflette sull'atmosfera (in parte perduta) del Natale. Ho deciso di riportarla sul blog perchè mi è parsa ricca di spunti e il messaggio molto dolce.

Siamo ancora in tempo a recuperare l`atmosfera di Natale?
Oddio arriva Natale, bisogna andare a comprare i regali ai nonni, ai nipoti, agli zii, ai compagni e fidanzati degli zii, poi c`è l`amica della cognata che è sola e non si può non farle un regalo e poi … ma cosa faccio?
Quanto spendo? Sarà troppo o troppo poco? Ma sarà felice di riceverlo o sto buttando i miei soldi? Ogni anno questa storia, per fortuna i negozi fanno orario continuato!
Mi fanno male i piedi e la schiena, dopo l`ufficio e la palestra, la spesa e ora anche sti benedetti regali! Ma quando arriva il sei gennaio? Non ne posso proprio più di queste feste natalizie, il traffico, i rincari, le abboffate che poi mi fanno stare male due settimane…
Ogni anno diciamo che l`annno successivo cambiamo aria, eppure l`anno successivo siamo là, con gente che potremmo vedere tutto l`anno ma non ci sforziamo di vedere, con parenti che hanno più da criticare e lamentarsi che da stringerti forte perché sono felici di poter passare il Natale insieme.
Poi finalmente la quiete dopo la tempesta, arriva il 6 gennaio e ci si può riposare. E sì, perché il Natale oramai è come una malagurata bufera che si abbatte sulle nostre vite senza possibilità di scampo.
Quando facevo l`università, ho vissuto in Finlandia: avevamo formato una bella comitiva, finlandesi, italiani, russi, brasiliani, cileni, francesi e anche un americano e un greco. Eravamo studenti e squattrinati, ma tutti vogliosi di ricreare quel calore familiare che era lontano, e che forse nemmeno c`era a casa. In diciannove abbiamo preso in affitto una casetta di campagna, con tanto di sauna. Abbiamo cominciato la mattina a preparare tutti insieme la pulla (un dolce finlandese) impastavamo a dieci mani, un dolce enorme. Poi abbiamo preparato addobbi di carta, li abbiamo colorati e attaccati alle pareti. Il pomeriggio abbiamo cominciato a cucinare, cibi diversi, di diverse tradizioni (e anche a bere un po` di buon vinello). Abbiamo apparecchiato la tavola con tovaglioli verdi e piatti rossi. Dopo cena abbiamo consumato il rito natalizio, il più bello forse al quale io abbia partecipato. Ciascuno doveva indossare un cappello rosso, un campanello, scrivere una lettera a Babbo Natale e portare un regalino preparato con le proprie mani. Si estraeva una lettera, si leggeva ad alta voce, tutti la si commentava e poi chi aveva scritto la lettera aveva diritto a scegliere un pacchettino regalo. Un rito durato quasi tutta la notte, dove la creatività e la cultura di ognuno si mischiavano in sonore risate e colpi di tosse. Dove ciascuno di noi tornava ad essere un bambino. Ma in fondo il Natale non è per i bambini?
Riproporrò così il Natale a mia figlia, trovando il bambino che è ancora in me e le emozioni semplici della condivisione. Vi scrivo nella speranza di essere di spunto per qualche umile adulto con il cuore di bambino ancora vivo.
Auguri a tutti
Mamma Silvia

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