giovedì 3 marzo 2011

Qualcosa di azzurro


Trascrivo un altro brano della Maraini da La nave per Kobe.



L’azzurro è il mio colore, quello che mi dà pace quando sono inquieta. Leggendo Flaubert ho scoperto che anche lui ama l’azzurro, un colore cui attribuiva poteri erotici. Di solito è il rosso che si abbina con la sensualità. E invece, tutte le volte che Emma Bovary si appresta a fare l’amore c’è qualcosa di ceruleo che la trasfigura: la veletta che le pende dal cappello quando esce a cavallo nel bosco con Rodolphe, il vestito di lana merinos dalle balze celesti, le pareti turchine di una camera d’albergo. Perfino gli occhi di Emma, che Flaubert dice essere neri, diventano, nell’emozione d’amore, di uno splendido blu zaffiro.” (pag. 132)


Mi viene da aggiungere: ne “La signora Dalloway” di Virginia Woolf , Clarissa scrive e spedisce al sua amante giovanile Peter Walsh una lettera su carta di colore azzurro...

E lo scrittorer praghese Franz Werfel, nel romanzo “Una scrittura femminile azzurro pallido” non narra proprio la vicenda di Leonida, alto funzionario ministeriale, ricco per fortunato matrimonio, che un giorno riceve una lettera vergata nell'inchiostro azzurro allora di moda tra le signore, proveniente da un'antica amica, unico suo grande amore?

E i più superstiziosi, non ricordano forse il detto per cui il giorno delle nozze la sposa come buon auspicio dovrebbe indossare qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato, qualcosa di azzurro?

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