giovedì 16 dicembre 2010

Memorie di una lettrice notturna

Al momento sto leggendo ancora il libro di Elisabetta Rasy Memorie di una lettrice notturna, edito da Rizzoli. Dico "ancora" perchè una bambina di tre anni e mezzo, Anna, una di tre mesi, Caterina, e i diversi impegni presi in questo periodo non mi permettono di leggere con la stessa avidità di un tempo. Alla sera, mi ritrovo nel mio letto stanca e sgualcita, capace di leggere solo alcune pagine. Ma quelle poche pagine, lette lentamente, con l'attenzione di chi non vuole sprecarene una sola parola, diventano preziose e parte di me.
La Rasy è una lettrice formidabile. Ci parla delle sue scrittrici predilette come se le avesse incontrate tutte di persona, diventandone quasi un'amica intima. Entra nelle parole, nella vita di queste autrici con una facilità che non posso fare a meno di ammirare.

Per voi un piccolo assaggio di questo meraviglioso viaggio nelle Memorie di una lettrice notturna:

Marina Cvetaeva e Ariadna detta Alja (sua figlia). Quando ha quattro anni sua madre le insegna leggere. A cinque le insegna a scrivere. Poi, tra i sei e i sette, il compito si fa più diffcile: deve imparare a tenere un diario per sviluppare la memoria e lo spirito di osservazione. In una delle prime pagine del diario la bambina parla della esigente genitrice: "Mia madre è molto strana...Ha i capelli castano chiari...Ha gli occhi verdi, il naso con la gobba e le labbra rosa...Il suo giorno preferito è l'Annunciazione. E' malinconica, svelta, ama la Poesia e la Musica....Si arrabbia e ama".................E', quello di Ariadna, il ritratto attento di un'artista e di una donna, ma anche lo sguardo incantato di una figlia sulla madre, la "madre strana" che le dedica questi versi: "Io sono stata il tuo primo poeta, /Tu - il mio verso migliore".

Di Wislawa Szymborska scrive Le prose di Letture facoltative confermano il suo amore per tutti gli aspetti della vita quotidiana: per i film mélo, per il tè, per i consigli delle vecchie zie, per le lumache che attraversano sbadatamente la strada, per i Saggi di Montaigne, per le sigarette, per Ella Fitzgerald, per le ricette gastronomiche contenute nei calendari.....Come a suggerirci che il miracolo dell'esistenza lo si coglie rallentando il passo, trattenendo lo sguardo. "Il poeta" scrive "non riesce a stare al passo con i tempi, il poeta rimane indietro. Sia pure per raccogliere quanto è stato calpestato e smarrito nella marcia trionfale delle verità oggettive".

Barbara Pym. Attraverso i secoli, una figura si consegna al nostro sguardo con particolare stabilità: la donna che tesse. Tessere è un lavoro per la necessità e la sopravvivenza quotidiana, ma è anche un sapere: tenere le fila. Ma, e infine, è anche un lavoro eroico: opporre al tumulto in iena luce della grande Storia la traccia di un gesto individuale compiuto in domestica penombra, un gesto di continuità contro le fratture che spezzano il destino umano, di lentezza e di durata contro l'accelerazione e i vortici che travolgono l'esistenza.

1 commento:

  1. Marian Cvetaeva è stata un'artista della vita, ma ha scelto una fine tragica. Tuttavia lo spunto che ci hai regalato reclama un avvicinamento...
    La Szymbororska la trovo difficile, almeno le sue poesie...che le prose citate siano più accessibili?
    Quanto a Barbara Pym non la conoscevo, ma la metafora del tessere è meravigliosa.
    Il libro è assolutamente da comprare, intuisco che potrebbe essere un'eccellente lettura natalizia.

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